“Ti lascio le chiavi sulla porta, non importa bussare. Non disturbi.”

Sembra una frase apparentemente innocua, vero?
Non lo è. Per me non lo è.
Ho imparato a bussare quando ero bambina, mia madre me lo ha imposto.
Come ci imponeva di non accettare mai caramelle quando andavamo a trovare qualcuno. Doveva essere sempre un “no, grazie”.
Così ogni volta non sapevo mai che gusto avessero le caramelle, non potevo mangiarle. Ancora adesso non le mangio e se le mangio mi sento in colpa.
Si cresce capendo cosa sia la “mancanza” e si matura uno strano rispetto, la rinuncia, il saper accettare un no. Ovvio, hai vissuto di “no”: non è il momento, non si può, non ce l’ho, non posso.
Ne sei saturo.
Bussi, bussi, bussi.
E se non ti aprono… beh, te lo aspettavi.
Qualcuno che ti dica “entra pure non disturbi” mi fa strano… non so nemmeno cosa significhi alla fine…
So gestire i “non sei benvenuta, vattene”
A questo non sono preparata…..
[Yelena B.]

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