Parlavamo spesso

Parlavamo spesso e di un sacco di cose. Mi incuriosiva la sua testa, ogni volta scoprivo che sapeva fare milioni cose inusuali e conosceva quelle più assurde. Mi faceva ridere, era sempre pronta a uscirsene con una battuta, anche nei momenti meno opportuni, sapeva alleggerire l’aria.
La bellezza è un canone strano e forse era proprio per questo che le apparteneva, nella semplicità di un essere imperfetto, nascosto, non appariscente. Una piccola pietra che non andava levigata, ma lasciata esattamente come era, pura.
A volte avevo l’impressione che i suoi occhi marroni fossero sconfinati, specialmente quando la guardavo di nascosto, immersa in pensieri lontani, distratta dal suo mondo.
Allora, su quel viso, appariva una smorfia amara che rapiva quel suo guizzo di bimba e la trasformava in un triste pagliaccio.
Forse non avrei mai saputo cosa la tormentasse tanto, ma vederla malinconica non mi piaceva.
Doveva essere un brutto ricordo, un dolore così profondo da averla cambiata, qualcosa con cui coesisteva ma che non accettava.
Non mi piaceva vederla sfigurata dal passato, amavo la curva e le fossette del suo sorriso e il suo sguardo birichino.
– Volevo rapirti per un caffè… ma vedo che sei già lontana – esclamai avvicinandomi
Lei si voltò e sorrise – Un capitano coraggioso! – rispose con enfasi
– Coraggioso non saprei… forse se me ne dessi la possibilità potrei provarci –
Rimase seria a fissarmi – Oh certo… ti intendi di demoni? –
Risi – Addirittura! Devo procurarmi una spada e una Bibbia… temo di essere ateo però… –
Le vidì di nuovo quel guizzo negli occhi e mi sentii profondamente fortunato
– Sei un uomo buffo, lo sai? – esclamò scuotendo il capo
– Farei di tutto per farti ridere. Solo per il gusto di vederti farlo. Mi sembra che il mondo abbia senso solo quando tu ridi. –
La vidi ritrarsi, come se avesse preso una scossa e si irrigidì. Si voltò di scatto e deglutì – Ora devo andare… mi sono ricordata che ho un impegno! –
Imbarazzata, sorrise di nuovo e se ne andò. Non feci né dissi nulla per fermarla, era comprensibile: era spaventata, maledettamente spaventata e disillusa.
Sarei stato capace di sfondare le sue barriere ridandole fiducia?
Mi affacciai alla finestra che dava sul cortile e la vidi raggiungere la macchina. Per un breve istante esitò, poi alzò lo sguardo e incontrò il mio: sorrisi e le lanciai un bacio.
Fece il gesto di prenderselo e si poggiò lentamente il palmo della mano sul cuore.
[©Yelenab.]

Parlavamo spesso

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