Chiudere un capitolo e ricominciare a scrivere, accorgersi di non avere in mente nessuna parola che possa legare alle altre, ma sempre le stesse che non vanno mai via. Suonano da sole, fanno rime e senso ed hanno il difetto di essere ripetitive… le odi, ti fanno impazzire eppure le ascolti con pazienza e muta rassegnazione. A volte cerchi di far finta di non sentirle e loro, di rimando, ti gridano di notte dentro ai sogni… ti reclamano: tu e solo tu sei il loro spettatore, pubblico di una tragedia privata che è l’arena della tua anima.©

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