Perché scrivo

Perché scrivo… a volte me lo chiedo, mi chiedo a cosa serva buttare tutti questi miei pensieri nell’immenso oscuro web. Lo faccio per farmi leggere, in una sorta di ricerca dell’onnipotenza? Per solitudine magari, ma no lei non ha bisogno d’essere esaltata. Forse lo faccio per perder tempo o per riempire i momenti in cui non ho nulla da fare… No, accade. Sembra sciocco o semplicistico come concetto, ma credetemi non è affatto così: sento dentro la tua testa la nascita di un pensiero, come la goccia infinitesimale che apre la breccia all’acqua. Dopo la prima appena dietro, ne arriva un’altra a rincorrerla e poi un’altra e un’altra, insieme diventano un rigagnolo che non si ferma e diventa ruscello, fiumiciattolo, per trasformarsi in torrente, a precipizio. Ecco, è l’esatto momento in cui sento tutto il dolore di ciò che scrivo, tutto il peso. Dovrei smetterla di rivangare ogni volta tutti questi dannati ricordi, sono come enormi sassi accumulati negli angoli bui del cuore, troppo ingombranti per essere gettati altrove, devo tenerli colorandoli con le mie piccole vittorie di vita. La maggior parte delle persone riesce a rifugiarsi in altre braccia, cambiano partner con la velocità della luce, in questo grande take away della vita, dove tutto si può. Io non posso, amare per me è per sempre, qualcosa che di questi tempi non è più contemplato. Non appartengo a questo mondo così consumistico e leggero, mi pesano tutte le parole che dico, le annoto su quegli enormi massi levigati che porto dentro: semmai un giorno qualcuno dovesse entrare a leggerli, ahimè, sarà troppo tardi, probabilmente me ne sarò andata su un isola tropicale, con i miei gatti a godermi il sole.
[©Yelena b.]

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