Ogni volta che mi danno un nomignolo

Ogni volta che mi danno un nomignolo tipo ‘principessa’, rabbrividisco, divento diffidente.
Ho (quasi) smesso di rifiutare gli abbracci anche se non del tutto, a volte l’impulso di opporre le mani è ancora forte, non riesco ad evitarlo, sono ancora tutti dei ‘nemici ai miei occhi. Mi sono trasformata in questi anni, ho perso fiducia, non sogno più.
Vivo alla giornata, guardando i giorni alternarsi velocemente, diventare settimane, mesi, anni. Nel frattempo prendo quello che viene, senza troppe domande. Non mi aspetto grandi cose anche ora, che potrei fare progetti a medio raggio non lo faccio, non ci sono abituata temo sempre di fallire.
Gli ultimi 8 anni sono stati veramente brutti, sono passati velocemente, ma l’intensità degli avvenimenti e tutto ciò che ne è conseguito, hanno creato un cratere profondo dentro. Io non parlo mai di me a chi mi sta accanto, non ci riesco, sembro più un pagliaccio, rido, sdrammatizzo.
Quando sei abituato ad essere forte da solo, il silenzio diventa il tuo unico elemento, la tua comfort zone, uno spazio accessibile solo a te e a nessun altro.
Le rivoluzioni della vita arrivano sempre quando ti trovi davanti un vicolo cieco, quando ti ostini caparbiamente a dire ‘va tutto bene’ anche quando dentro di te sai esattamente che è una bugia. Ho mentito a me stessa tante volte fino al momento in cui non ci sono riuscita più e tutto è crollato.
Dovevo immaginarlo che certe felicità non erano state previste nella mia vita ed io ho finito per peccare di troppa speranza, raccogliendo i cocci di tutto il resto.
La solitudine non è così male in fondo, bisogna prima perdersi per capire fin nel profondo il significato della propria esistenza e non necessariamente bisogna essere in due. Ho solo imparato che ci sono due impossibili, che non potranno mai essere in due, dovranno restare un uno fino alla fine. Ho desiderato tanto che questo si avverasse, volevo essere moglie e madre felice e mi sono ritrovata da sola, a mendicare attenzioni e amore.
Avevo fallito.
Il tempo perduto non si può recuperare e allora ricominci, facendo quello che puoi con ciò che resta. Ti fai passare i sogni, affievolisci i desideri, smetti di pensare a domani, fai l’equilibrista con il niente e ti inventi un nuovo spettacolo.
A volte mi passa in mente un pensiero, che forse sto vivendo una vita di transizione, che il meglio verrà nella prossima e che il ciclo si concluderà con un ‘e vissero felici e contenti’, ma sta vita non è una favola e io a volte vorrei entrare nel bosco e dire al lupo di restarsene nascosto e non farsi mai trovare dagli umani: siamo degli esseri immondi capaci di qualsiasi infamia, spacciandola per amore.
[©Yelena b.]
Ogni volta

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