Il meccanismo va ma non è più perfetto
È sempre incredibile scoprirsi cambiati, pensi di non poterlo fare e invece succede.
Per accorsertene basterebbe tenere un diario da rileggere, anno dopo anno.
I ricordi che abbiamo spesso sono distorti, alcuni li addolciamo per evitare che ci facciano troppo male, ma altri non abbiamo il potere di modificarli. Essi devono rimanere intatti, dolorosi e lancinanti che siano, devono restare come sono per rammentarci di evitare di sbagliare di nuovo.
Come per esempio dare fiducia a persone che non la meritavano e che si sono rivelate opportuniste o malintenzionate.
Pentirsi di aver amato soggetti che credevamo mosse da buoni sentimenti è normale. Si dice che se ti penti di aver amato non hai amato mai, al contrario, rappresenta una presa di coscienza precisa, significa aver raggiunto la consapevolezza di ciò che ci fa bene e ciò che ci avvelena. Amare le persone sbagliate è inutile e dannoso, porta alla totale sfiducia in chiunque, crea sospetti e distanze e non permette di relazionarsi in maniera spontanea con nessuno.
A tutt’oggi, dopo anni di prove e di eventi negativi, sono ancora dentro a questo vortice, come se fossi all’interno dell’occhio di un ciclone di proporzioni bibliche eppure, in me, tutto resta quiete anomala.
Mi sono fatta acqua e reagisco immediatamente agli stimoli esterni, tuttavia a volte percepisco che manca qualcosa, manca un pezzetto che renda le cose non dico perfette, ma giuste.
Ho una rassegnazione cronica che non mi fa credere fino in fondo in nessuno e mi rende doppia, da un lato la me energica e attiva, dall’altro la ‘solitaria, algida, distante, intoccabile’ Ale.
Mi sento rotta, come quei meccanismi che si muovono in sincronia, ma che hanno un pezzo infinitesimale apparentemente inutile al movimento ma che non funziona più: si il meccanismo va, ma non è più perfetto.
[©Yelena b.]