Amici

Amici.
Mi è sempre suonata bene questa parola. Come una canzone che canticchi quando sei felice, o quando sei triste.
Amici. Sono 5 lettere… che non sono un numero.
Io ci ho diviso tre quarti d’anima con certi amici. E quando li ho persi, ho perso quei tre quarti d’anima.
Perché ci si sta male, io ci sto male.
Amici… alcuni di me sanno tutto, dal numero di scarpe a quante lacrime ho pianto. Altri sono stati la mia spalla, i miei soci…
Altri sono andati oltre il Ponte… una l’ho riabbracciata in sogno, non ci siamo dette niente, solo un abbraccio stretto e la muta promessa di ritrovarsi lassù in un angolo di infinito.
Certi sanno i nomi dei miei uomini… altri non li ho mai visti, ma sono qui a volte più vicini e veri di quelli che tocco ogni giorno.
Questo l’ho scritto per uno in particolare, che amo come un fratello ma che ha la testa di legno, tanto dura da spaccarci le noci. Uno che ogni volta ha una donna diventa incomprensibile… ma io non posso aspettare che capisca che l’amicizia non è quella che puoi archiviare: nessuno nasce soprammobile per lo scaffale di qualcun altro.
Per cui ti auguro ogni bene, dopo 5 anni io perdo altri tre quarti di anima e ti saluto.
Con tutto l’affetto che ho per te la birra che avremmo dovuto bere la berrò da sola augurandoti buon cammino, Amico mio.
Alessandra.

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