Fuggitiva

Aveva gli occhi lontani, a volte la vedevo vagare chissà dove.
Percepivo la sua presenza fisica ma per qualche strano motivo, la sua mente e la sua anima finivano per assentarsi, come improvvisamente rapite. Diventava silenziosa.
La distanza si materializzava come un muro invalicabile, se avessi allungato la mano non l’avrei potuta toccare: c’era un terzo incomodo fra noi, il dolore, quello che l’aveva segnata.
Nel suo sguardo si vedeva così nitido anche quando rideva.
Li vedevo i suoi demoni risvegliarsi e divertirsi a rubarmela, in quei momenti desideravo avere una spada e combatterli con lei, essere quello che non salva ma c’è, ci si può contare.
Era sola, nei suoi silenzi, nelle sue fughe, nelle sue guerre contro il passato.
Allungai la mano e presi la sua, si voltò a guardarmi e sorrise: avevo appena bussato alla sua tristezza e cacciato via i brutti pensieri… Giurai a me stesso che non le avrei mai chiesto dove fuggiva, ma le avrei sempre offerto le mie mani come un rifugio. Senza stancarmene mai.[©Yelena b.]
mani

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